ROBBIA – MANJISTHA (Rubia Cordifolia)

Altri nomi:
Inglese: Indian Madder
Sanscrito/nomi indiani: Manjishtha, Samanga

POLVERE RIFLESSANTE
Nel nostro CC (Cronoprogramma Capillare) rientra in I (Idratazione)

Il nome Robbia indica le piante appartenenti al genere Rubia, della famiglia delle Rubiaceae, che comprende circa una sessantina di specie.
Quelle utilizzate a fini tintori sono però due:
La RUBIA CORDIFOLIA e la RUBIA TINCTORUM.
La polvere che si estrae dalle loro radici colora di rosso ed è conosciuta, sin dall’antichità, nella colorazione dei tessuti.

La Rubia Cordifolia è conosciuta anche come robbia indiana e la troviamo spesso indicata con il nome di Manjistha.
La Rubia Tinctorum è chiamata anche robbia comune o grezza.

A causa della sua tossicità la robbia comune non può essere utilizzata per uso cosmetico, per questo motivo bisogna prestare molta attenzione agli inci e acquistare solo ed esclusivamente la Rubia Cordifolia o Manjistha.

DESCRIZIONE E COLTIVAZIONE
La pianta di Robbia predilige terreni profondi.
Si semina in campo aperto in primavera, al riparo dal gelo a 4-6 cm di profondità.
La germinazione avviene in genere a distanza di 15-20 giorni.
La pianta può essere seminata e raccolta dalla radice. La raccolta delle radici si fa tra settembre e novembre, durante il terzo anno di coltivazione, quando la pianta raggiunge il massimo del suo potere colorante. Nel frattempo possono essere raccolti i semi, che vanno fatti seccare al sole prima di utilizzarli.

 

UN PO DI STORIA
La coltivazione ed utilizzo della Robbia risale al medioevo, dove le sostanze pigmentanti prodotte dalla pianta costituivano vaste coltivazioni e ricco commercio.
A partire dal XVII secolo, le sue radici iniziarono ad essere importate in Europa, dove i maggiori produttori come Siria, Persia, Asia minore e Olanda, insieme alla Francia introdussero la coltivazione della robbia in alcune regione meridionali tra cui la Provenza.
In Italia, le coltivazioni di Robbia sono state mantenute sino alla fine del XIX secolo, dove trovavano largo impiego nella colorazione dei tessuti degli abiti della tradizione regionale.
Il rapido declino della robbia avvenne con l’individuazione del suo principio colorante, di nome ALIZARINA, sintetizzato nel 1868 dai chimici tedeschi Groebe e Liebermann.

AYURVEDA
Secondo l’antico testo ayurvedico, Bhava Prakash, Manjistha è in grado di legare con amavisha (radicali liberi) e garavisha (xenobiotics) tossine che causano infiammazione, malattie della pelle, ulcere e altri problemi. Manjistha in sanscrito chiamato anche Jingi (energia vibratoria) che aiuta a ristabilire l’intelligenza dei tessuti. Una combinazione equilibrata di soma (raffreddamento) e agni (calore) trovati in Manjistha. Agni consente all’erba di penetrare nel livello cellulare dei tessuti e il Soma aiuta a assorbire le tossine e neutralizzarle.

 

IMPIEGO DELLA ROBBIA NELLA COLORAZIONE DI LANA E COTONE

Procedimento:
Far bollire il tessuto in acqua, dove è stato aggiunto allume di potassio (in dosi del 25% rispetto il peso del tessuto nel caso della lana e nella percentuale del 20% + il 5% di soda solvay nel caso del cotone).
Aggiungi ad acqua calda la robbia in polvere e immergi il tessuto da colorare. La temperatura dell’acqua deve rimanere costante a 85° per un’ora. Mescolare spesso. Aspettare che l’acqua si raffreddi completamente e togliere in tessuto dall’ammollo. Lavare con acqua e detergente neutro e lasciare asciugare all’ombra.

 

IMPIEGO IN COSMESI

Manjistha è stato preso in considerazione dall’industria cosmetica per la presenza di glicosidi, saponine, antrachinoni, tannini, esapeptidi, chinoni, triterpenoidi e per i pigmenti coloranti presenti nelle radici, che sono purpurin e munjistin in quantità maggiori.
La polvere impiegata per i nostri trattamenti tintorio-riflessanti e per la skin care deriva appunto dall’essiccazione e polverizzazione delle radici di Robbia, mostrando caratteristiche molto interessanti e offrendo nuance rosso/arancio o tonalità scarlatte.
Tuttavia si costituisce di una gamma tintoria molto ampia con tonalità che vanno dal rosa pallido ad un rosso scuro, molto intenso e profondo, piuttosto freddo. Se utilizzato in combo con Indigo e ibisco si possono raggiungere persino nuance dai riflessi Viola. Ovviamente il risultato finale dipenderà molto dalla colorazione di base dei nostri capelli.

 

 

Se applicata sulla pelle, la robbia, ha notevoli proprietà:
– Tonificante e Anti-Age;
– Astringente;
– Purificante;
– Illumina e tratta le macchie da pigmentazione rendendo omogeneo il colore del viso;
– Elimina le imperfezioni;
– Compatta l’incarnato;
– Favorisce la guarigione dei tessuti della pelle danneggiati da lesioni o infezioni.

Basta mescolare una piccola quantità di polvere con acqua tiepida (potrete utilizzarla in purezza o addizionare altre polveri di erbe) ed applicarla sul viso deterso e asciutto. Lasciate agire 10-15 ma se notate che inizia a seccarsi troppo sulla pelle risciacquate prima. Completate il trattamento applicando un tonico e una crema viso adatta alle vostre esigenze.
NB.: affinché la robbia inizi a rilasciare i pigmenti “tintori” è necessario tenerlo in posa a lungo, ore, per intenderci, dunque non abbiate timore di applicarlo sul viso.

Le proprietà della robbia sui capelli e sul cuoio capelluto sono:

– Stimola la crescita e previene la caduta dei capelli;
– Emollienti;
– Lucidanti;
– Purificanti;
– Cicatrizzanti;
– Lenitive;
– Antibatterico e antinfiammatorio

È molto efficace infatti nel trattamento contro il prurito causato da eczema, psoriasi, dermatiti e herpes.

Il rosso intenso rilasciato dalla robbia può essere sfruttato, in combinazione a lawsonia ed altre erbe coloranti per accentuare i riflessi rossi dati dell’hennè.
Ricordiamo che questa erba, se utilizzata da sola, sulla chioma non ha nessun potere colorante e che deve essere sempre addizionata alla lawsonia, per poter attecchire correttamente sulla fibra capillare. Inoltre bisogna sottolineare che si può ottenere, andando ad agire sul ph dell’ambiente in cui prepariamo la polvere tintoria, sia una colorazione dal tono caldo, che una colorazione dalle tonalità fredde.
Se vogliamo infatti, ottenere una nuance più calda, dobbiamo preparare la robbia, prima di unirla all’henné, con acqua tiepida e una sostanza acida come succo di limone o aceto.
Al contrario se si vuole ottenere una colorazione fredda, sul ciliegia, bisogna preparare la robbia a parte con acqua tiepida e un pizzico di bicarbonato o allume di potassio.
La Robbia potete aggiungerla anche a tutti i vostri impacchi “erbosi” per poter godere di tutte le sue proprietà benefiche, oppure potete utilizzarla da sola sfruttando il suo potere riflessante.

La Robbia Cordifolia o Manjistha è ampiamente impiegata nella medicina tradizionale ayuvedica, sia per uso esterno che interno.
Ha il potere di contrastare la cattiva digestione, regolarizzando il funzionamento dell’apparato gastroenterico.

Dichiarazione di non responsabilità:
Contrindicata in gravidanza o allattamento.

Tuttavia, è importante notare che attualmente non esistono sufficienti ricerche scientifiche su questo rimedio naturale.

Ad ogni modo consigliamo sempre la cautela…come mi piace sempre dire “naturale non è sinonimo di sicuro”….

Nota bene:
Tutte queste informazioni sono frutto di studi clinici effettuati “in vitro” e “in vivo”
ma non hanno lo scopo di diagnosticare, trattare, curare o prevenire alcuna malattia. Consigliamo sempre il pare del medico di base prima di utilizzare qualsiasi sostanza a voi sconosciuta (o parzialmente conosciuta) soprattutto se si è soggetti allergici o particolarmente sensibili, donne in gravidanza, allattamento e persone sottoposte a cicli farmacologici dovuti a gravi malattie; per maggiore sicurezza è possibile eseguire un patch test casalingo per verificare eventuali reazioni allergiche, scopri come qui ?? “Test Casalingo per le Reazioni Allergiche”

Pertanto ci esoneriamo da qualsiasi responsabilità su un uso improprio delle informazioni riportate negli articoli contenuti in questo sito.

COMMENTS

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    Elena 5 anni ago

    Io sono incinta e mi sto dando un olio con rubia cordifolia, é controindicato?

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    MILENA 5 anni ago

    Buona sera, in questo articolo scrivete che bisogna usare la rubia cordifolia che corrisponde alla Manjistha e che bisognerebbe evitare la rubia tinctorum (ossia la rubia comune) poiché ritenuta tossica. Ma come mai negli inci dell’henne della linea RADICO troviamo quanto segue: rubia tinctorum (manjistha)? In questo caso si tratta della rubia comune o di manjistha? Si tratta di un errore?

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