Ibisco – Lal Ambari – Karkadé

Nome botanico: Hibiscus Sabdariffa

Nomi comuni: Ibisco, Karkadé, Patwa, Lal-Ambari (Hindi)

Famiglia: Malvaceae
Sottofamiglia: Malvoideae
Tribù: Hibisceae
Altri nomi: È conosciuto come Jaswand/Jaswandi, Belchanda tra i nepalesi, Tengamora tra gli Assamesi, Gallada tra i Garo, Amile tra i Chakma, Hanserong tra i Karbi, Sougri tra i Meitei e Mwita tra i Bodos. Gli Atong lo chiamano “dachang” o “datchang”. È chiamato “gongura” dal popolo di lingua telugu dell’India. In America centrale l’ibisco è detto Saril o Fiore della Jamaica. In cinese è conosciuto come Luo Shen Hua (洛神 花). In Thai è conosciuto come grà jíap. Kraceī́yb (กระเจี๊ยบ).

POLVERE RIFLESSANTE, NEL NOSTRO CC (CRONOPROGRAMMA CAPILLARE) RIENTRA IN “I” (IDRATAZIONE)

Botanica e Geologia
L’ Hibiscus sabdariffa è una specie di ibisco probabilmente originario dell’Africa occidentale utilizzato per la produzione di fibra di rafia e come erba da infusione; in questo caso è noto come karkadé. È una pianta annuale o perenne che ha fusto arbustivo con ramificazioni legnose e resistenti che raggiunge dai 2 ai 2,5 m in altezza. Le foglie, di color verde intenso e ispide, hanno lamina divisa in 3 o 5 lobi e sono lunghe dagli 8 ai 15 cm. I fiori hanno un diametro di 8-10 cm e sono di un colore che va da bianco a giallo pallido, con una macchia rosso scuro alla base di ciascun petalo. I fiori hanno un calice carnoso e robusto alla base di 1-2 cm di larghezza, che salendo si allarga a 3-3,5 cm. Il calice, mentre matura il frutto (circa 6 mesi) diventa rosso, carnoso e brillante.
La Cina e la Tailandia sono i maggiori produttori di ibisco e controllano gran parte dell’offerta mondiale. La Tailandia ha investito molto nella sua produzione e il loro prodotto è di qualità superiore rispetto a quello cinese, dove le pratiche di controllo della qualità sono meno rigorose e quindi il prodotto risulta meno affidabile. Il miglior ibisco del mondo, però, proviene dal Sudan; ma la quantità prodotta è bassa e una scarsa elaborazione ostacola la qualità. Anche il Messico, l’Egitto, il Senegal, la Tanzania, il Mali e la Giamaica sono importanti fornitori, ma la produzione è principalmente utilizzata a livello nazionale.

Cosmetica
In cosmetica si fa un largo uso di polvere di Ibisco, ricavata dai petali dei fiori schiacciati di Hibiscus Sabdariffa, perché essa è ricchissima di vitamina C e contiene numerosi acidi organici, tannini, mucillagini e fitosteroli che rendono la pianta rinfrescante, antinfiammatoria, lenitiva, colorante; vediamo però insieme quali straordinarie proprietà possiede per la cura dei nostri capelli. Per i capelli, l’ibisco è un’erba condizionante che aiuta a ridurre la caduta degli stessi rafforzando e condizionando le radici; aumenta la lucentezza, crea volume, valorizza le sfumature rosse dei capelli avvantaggiando il tono freddo, ne promuove la crescita e aiuta con i disturbi del cuoio capelluto. L’uso maggiore che possiamo fare con l’ibisco è quello tintorio ma esso, come tutte le erbe tintorie, ha bisogno della Lawsonia per legare alla cheratina e quindi dare migliori risultati in termini di colorazione e di durata. La polvere di ibisco, unita alla lawsonia, aiuta nel rilascio di colorazioni più fredde, infatti essa singolarmente tinge di un rosa freddo. Attenzione però perché se la polvere aiuta il rilascio dei toni freddi, soprattutto se preparata a parte con dell’allume di potassio, l’infuso di ibisco, conosciuto come infuso di karkadè, è molto acido quindi favorirà il rilascio di tonalità più calde, sebbene non abbia potere colorante come la polvere. L’infuso di karkadè può essere utilizzato tranquillamente anche da chi cerca l’ambito tono freddo nel risciacquo acido.
Come si prepara
– La polvere
Dato che l’ibisco ha una blanda capacità tintoria, esso va unito in piccole quantità alla Lawsonia, in rapporto 20:100 (per 100 gr di lawsonia, 20 di polvere di ibisco). Le due erbe si preparano in contenitori separati per poi unirle, questo perché l’ibisco può essere “regolato” nella sua colorazione con un pizzico di allume o di bicarbonato. L’allume “accende” la tonalità dell’ibisco, facendolo brillare di un rosso magenta, mentre il bicarbonato, aggiunto in piccolissime quantità per volta, ne “spegne” le tonalità, facendolo scurire verso il viola. Per questi motivi, l’ibisco è un’erba tintoria davvero molto furba, immancabile per chi cerca il tono freddo e, perché no, il viola. Alla fine, unite le due erbe, la posa sarà di minimo 2 ore ricordando che per ottenere il tono freddo l’ideale sarebbe tenere in posa il trattamento tintorio per periodi più lunghi, che vanno da un minimo di 4 ore fini a tutta la notte.
– L’infuso
Con la polvere di ibisco è possibile anche preparare un infuso acido utile nella preparazione della Lawsonia nel rilascio dei toni caldi, oppure adatto come ultimo risciacquo. Poniamo sul fuoco 250 ml d’acqua e portiamo ad ebollizione. Una volta raggiunta, spegniamo il fuoco e lasciamo raffreddare l’acqua per 3, 4 minuti. Una volta raffreddata leggermente, copriamo 1 cucchiaio di polvere di ibisco con l’acqua calda e lasciamo in infusione per almeno 20 minuti, dopodiché filtriamo ed utilizziamo l’infuso ottenuto nella preparazione dell’henné per una tonalità calda, oppure lo facciamo raffreddare del tutto e lo usiamo nel risciacquo acido. Personalmente, un consiglio che vi do, è di non usare la polvere per l’infuso ma le bustine di karkadè che trovate al supermercato; sono economiche, non vanno filtrate e fanno tranquillamente il loro dovere. In 250 ml di acqua calda ponete una bustina di tisana al karkadè e lasciate riposare una ventina di minuti, se invece volete un infuso più concentrato mettetene tranquillamente due.

Principali costituenti chimici
ACIDO ASCORBICO: noto anche come Vitamina C, è un forte antiossidante ed elemento essenziale nella produzione del collagene. L’uomo non può creare collagene senza la vitamina C.
TANNINI: presenti in notevole quantità, hanno su pelle e cute irritata effetti antinfiammatori.
MUCILLAGINI: svolgono la peculiare funzione di trattenere acqua per evitare l’essiccamento, essendo ricche di aminoacidi e polisaccaridi; le mucillagini presenti nell’ibisco la rendono un’ottima erbetta idratante, emolliente, adatta a combattere la forfora secca.
FITOSTEROLI: Possiedono una composizione tale da avere un elevato potere emolliente, proprietà largamente utilizzata in prodotti per la cura della pelle. I fitosteroli esercitano una notevole azione sulla riparazione della pelle poiché giocano un ruolo principale nella costruzione della barriera lipidica.

Cenni storici
I primi esemplari di ibisco giunsero in Europa, per meglio dire in Olanda, nel 1500 dall’Asia Minore, luogo dal quale Ghislain de Busbecq, uno studioso di botanica e ambasciatore fiammingo presso la corte di Solimano il magnifico a Costantinopoli, inviò in patria numerosi esemplari e specie botaniche.
Nell’isola della Polinesia francese Tahiti, secondo le tradizioni locali, è usanza diffusa che le ragazze si adornino i capelli coi fiori di ibisco, mentre i ragazzi utilizzino il fiore per segnalare il proprio stato sentimentale; essi appoggiano un fiore sull’orecchio destro, nel caso siano impegnati, o lo pongono sull’orecchio sinistro, nel caso siano liberi. Inoltre nelle isole della Polinesia il fiore di ibisco viene portato dalle donne, sia nelle vesti che tra i capelli, come segno di riconoscenza e fedeltà nei confronti del proprio uomo. Secondo le tradizioni infatti una donna sposata deve mettere un fiore di ibisco sul lato destro del capo, mentre le ragazze non sposate mettono il fiore dal lato sinistro o dietro l’orecchio. Le tradizioni tahitiane sono state ben rappresentate dal pittore Paul Gauguin, che in molti dei suoi quadri di fine ‘800, realizzanti a Tahiti, raffigurò le donne del posto adornate da fiori di ibisco.

Curiosità
– Nel linguaggio dei fiori e delle piante, per via della durata molto breve dei suoi fiori, l’ibisco rappresenta la bellezza, in particolar modo quella giovanile che sfiorisce velocemente. Secondo alcune tradizioni orientali offrire un singolo fiore di ibisco ad una persona cara, equivale ad una proposta di matrimonio.
– Il karkadè in Giamaica è la bevanda tipica del periodo natalizio.
– In Italia l’infuso di karkadè si diffonde negli anni ’30 del ‘900, nel pieno del clima del proibizionismo e del fascismo, quando paesi africani come l’Etiopia e l’Eritrea erano colonie italiane. Il karkadè risultava essere un prodotto italiano, per questo, si diffuse al posto del tè, bevanda prodotta in paesi che non appartenevano come colonie all’Italia e, per questo, proibita.

Dichiarazione di non responsabilità
Non è stata riscontrata tossicità e nessuna controindicazione all’uso esterno/estetico eccetto ipersensibilità individuali. Tuttavia, è importante notare che attualmente non esistono sufficienti ricerche scientifiche su questo rimedio naturale.
Ad ogni modo, come sempre, si consiglia cautela… come mi piace sempre dire “Naturale non è sinonimo di Sicuro” …
Nota bene:
Tutte queste informazioni sono frutto di studi clinici effettuati “in vitro” e/o “in vivo” ma non hanno lo scopo di diagnosticare, trattare, curare o prevenire alcuna malattia. Consigliamo sempre il parere del medico di base prima di utilizzare qualsiasi sostanza a voi sconosciuta (o parzialmente conosciuta) soprattutto se si è soggetti allergici o particolarmente sensibili, donne in gravidanza e persone sottoposte a cicli farmacologici dovuti a gravi malattie e soggetti Fabici. Per maggiore sicurezza è possibile eseguire un patch test casalingo per verificare eventuali reazioni allergiche, scopri come qui -> “Test Casalingo per le Reazioni Allergiche”
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